domenica 5 ottobre 2008

Il libraio di Selinunte di Roberto Vecchioni





Questo è un libro che ho letto già da un po', ma che porto nel cuore indissolubilmente: Il libraio di Selinunte, Roberto Vecchioni, Einaudi.
Le ragioni di questo mio attaccamento sono più di una: da una parte la profonda ammirazione che ho per l'autore del testo, Roberto Vecchioni, che starei ad ascoltare per ore ed ore (e non mi riferisco solo alle sue canzoni) incantata ed estasiata, al punto di non essere nemmeno in grado di stringergli la mano e ringraziarlo quando me lo trovo davanti (ma questa è un'altra storia). Dall'altra parte amo il testo nel suo contenuto: breve ed efficace nell'esaltazione delle parole, anzi, scriverei Parole con la P maiuscola. Le Parole...che mondo sarebbe il nostro se non esistessero le Parole? Cosa sarebbe di noi? Cosa dei nostri sentimenti? Ma esisterebbero, poi, i sentimenti? Il Libraio di Selinunte che non vende i libri (ancora una volta un romanzo con protagonisti i miei amati libri!), ma li legge ad alta voce per coloro che hanno voglia di ascoltarli: solo un ragazzino capisce il significato e l'importanza di questa strana libreria e tutte le sere sgattaiola via dal suo letto per ascoltare di nascosto la voce del vecchio libraio.
Un paese magico, una favola magica...attenzione alle Parole...guai se all'improvviso volassero via!
Per non sprecare Parole vorrei farvi ascoltare la canzone Il libraio di Selinunte di Vecchioni. Non sono riuscita a inserirla nella mia Playlist, ma potete sentirla grazie ad un video di itaca.dgl
Eccolo:
IL LIBRAIO DI SELINUNTE
Così di notte quando tutto era silenzio nella strada,
io scavalcavo la finestra
e camminavo con le scarpe in mano,
e mi infilavo nella luce fioca della sua bottega
per sentire la voce di quel piccolo uomo.

Così di notte in quella stanza
dove mi dimenticavo il tempo,
io stavo ad ascoltarlo di nascosto
mentre lui leggeva
parole di romanzi e versi come cose da toccare
e al frusciare di pagine mi sentivo volare...

E le parole come musica di seta
mi prendevano per mano,
e mi portavano lontano dove il cuore
non si sente più lontano:
dentro le immagini, nei libri e nella pelle
di chi aveva già vissuto cose tanto uguali a me,
nella follia d'essere uomo e nelle stelle
per andare oltre il dolore più inguaribile che c'è;
e le parole si riempivano d'amore,
le sue parole diventavano d'amore,
le sue parole diventavano l'amore...

Così la notte quando gli incendiarono la casa,
e la gente rideva e diceva che era finalmente ora,
capii che c'è davvero una diversità infinita
tra imparare a vivere e imparare la vita;

guardavo il pifferaio che si portava dietro le parole
e se le trascinava nella luce bianca della luna:
non si voltò, non si voltò neanche a salutare,
se le prese su tutte e le gettò nel mare...

E le parole del libraio da quella sera
se ne andarono per sempre
e mi lasciarono con gli occhi di un bambino
che non può sognare più.
Tutte le notti torno con le scarpe in mano
per vedere se da qualche parte le riporterai;
di giorno provo a ricordarmele ma invano,
troppi uomini non cambiano
e non cambieranno mai:
parlano tutti ma non dicono parole,
le loro cose non diventano parole,
mi manchi tu, mi mancano le tue parole...

Ma ci son sere che scendendo verso il mare
mi sembra come di sentirti, e non ti vedo;
ma se mi illudo che sia ancora tutto vero
quasi ci credo.

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