mercoledì 10 giugno 2009

Q.P.G.A. di Claudio Baglioni


Tempo fa, facendo zapping con il telecomando, sono finita su "Che tempo fa" e ho trovato Fabio Fazio che intervistava Claudio Baglioni sul suo primo romanzo Q.P.G.A., Mondadori.
L'intervista mi ha incuriosito, così, appena ho avuto l'occasione, ho acquistato il libro convinta di avere tra le mani una magia.
Ebbene, la delusione si sarebbe presto manifestata.
Non sono una fan di Baglioni - questo lo devo premettere - nel senso che non ho mai comperato un suo disco quindi non conoscevo la storia di Questo piccolo grande amore già raccontata nel disco del 1972 e tantomeno ero in grado di fare paragoni e relative somme e sottrazioni. Ho semplicemente letto il libro come se leggessi un nuovo libro di un qualsiasi autore. Se la storia a una più o meno quarantenne può far venire in bocca il gusto nostalgico per l'adolescenza e il primo amore amplificando ricordi propri, lo stile narrativo assieme a certi passaggi invece annoia. O almeno annoia me. A tratti c'è una presenza di punti forzatamente da intellettualoidi, a tratti invece sembra di leggere un romanzetto rosa stile Harmony.
Cosa proprio non mi è piaciuto? Un esempio per tutti: la descrizione del primo rapporto sessuale. Baglioni ha voluto rendere magico il momento, descrivendolo con parole poetiche senza mai dire chiaramente cosa Andrea e Giulia stessero facendo. Idea carina, con il parallelismo del temporale, del mare, della pioggia. Ma alla fine davvero tutto eccessivo. Poesia estremizzata. Parole che si contorcono intellettualizzando i sentimenti.
Faccio fatica a comprendere: ho avuto l'impressione che il libro (così come il film, immagino) sia rivolto a un pubblico stile pubblico di Moccia...ma allora certe parti sono decisamente fuori luogo per quel pubblico. Viceversa ho pensato che il pubblico volesse essere quello degli adulti, magari anche discretamente acculturati, ma allora di nuovo questo pubblico non comprenderà certe altre parti. Non so, ho l'impressione che manchi di equilibrio Q.P.G.A.
Quello che certo non manca è la gigantesca macchina dello spettacolo e della spettacolarità: un film, un libro, un concerto evento, un nuovo disco...ingranaggio tritasoldi.
Mah...a volte, come dice Vasco Rossi in una sua canzone, BASTA POCO...

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Allora, siamo in un mondo "libero", ognuno può fare ciò che vuole sempre che non danneggi gli altri.
Eppure non posso fare a meno di pensare che ogni Violante Placido, Scarlett Johansson o Carla Bruni che si mette a pubblicare CD, ogni Claudio Baglioni o Vasco Rossi che pubblicano libri,
TOLGONO un'occasione a qualche artista sconosciuto meritevole di attenzione.
E' ovvio che se un attore decide di mettersi a cantare, o un cantante vuole scrivere, nessuno può impedirglielo, e ci saranno fior di editori e case discografiche con le porte aperte a pubblicare e promuovere.
E' la legge del mercato.

In questo c'é qualcosa di profondamente sbagliato e ingiusto, ma al momento di concludere questo post non riesco a trovare parole adatte per argomentare ulteriormente il mio punto di vista...

Patrizia Poloni ha detto...

Già...la legge del mercato...
Proprio oggi pensavo le stesse cose riguardo all'ennesimo libro prenatalizio dato alle stampe da Bruno Vespa...
Ma almeno lui sa scrivere, si presume.
Invece stiamo a vedere quanti libri con copertina natalizia inclusa usciranno come ogni anno anche questo dicembre...scritti (scritti????) da nomi famosi che nella loro vita nemmeno riescono a mettere in fila 10 parole per un discorso sensato...figuriamoci quelle necessarie per un libro...eppure...
Nel frattempo a me non resta altro che considerare il mio scrivere un semplice hobby (seppure provo una grande soddisfazione quando pubblico qualcosa o vinco un concorso letterario)senza ambire ad altro. Perché forse nemmeno sarei in grado di far parte dei meccanismi della legge di mercato.