venerdì 19 settembre 2008

Nove racconti dall’ „Odore di treno“


Oggi per la prima volta pubblico una recensione non mia, ma di una giornalista (c.c.) del settimanale La Provincia di Sondrio. Parla del mio "Odore di treno".

(c.c.) – Sono incontri casuali durante il viaggio. Tratta lunga o breve che sia, la carrozza dà modo di incrociare volti. Conoscere persone, imbattersi in storie di tutti i tipi. Ogni giorno una nuova avventura, che non solo occasione per incontrare viaggiatori, ascoltare – magari nolenti – dialoghi, litigi, parole d’amore o d’affetto, ma anche per attivare il meccanismo della memoria e del ricordo.
“Odore di treno”, il lavoro d’esordio di Patrizia Poloni attua questa forma di trasferimento di vissuti ed emozioni. Nata a Tirano nel 1970, trasferitasi dal 1999 a Winterthur in Svizzera dove vive e lavora come giornalista, Poloni è cresciuta sui treni. Quelli che la portavano a scuola a Sondrio, quelli che la portavano all’Università e poi quelli che le hanno fatto fare la spola fra la Svizzera e l’Italia. Senza contare che fin da piccola il treno ha fatto parte della sua vita, visto che il papà era ferroviere. «Treni che puzzano di urina – scrive nell’ex introduzione -, di ferro sporco, di freni consumati o che non hanno alcun odore, quasi asettici. Quante persone ho incontrato, o anche solo sfiorato, nel mio viaggio su rotaia: persone tutte diverse le une dalle altre: strane, speciali, fragili, intriganti, sole, malate dentro e fuori, persone con caratteristiche straordinarie». Alcune di queste persone sono ora le protagoniste dei nove racconti di “Odore di treno”. Nei racconti l’incontro diventa il modo per sviluppare l’intreccio su tre binari: l’incontro in sé come fatto avvenuto, la storia che si nasconde dietro alla persona intravista o con cui si è scambiata qualche parola e, infine, il ricordo del passato (in particolare dell’infanzia) innescato dalla situazione. Il tutto avviene con un tono colloquiale, con un linguaggio comprensibile, scorrevole e piacevole. Sono racconti che si leggono con curiosità e in cui il lettore si intravede e pensa: «Eh già, questo è successo anche a me!». C’è l’ex galeotto che inquieta Poloni, ci sono uomini sporchi, ci sono la donna senza nome e l’uomo delle borse, le lacrime di una ragazza bionda, l’arancia condivisa con una mamma e la sua silenziosa bambina. Apre il libro il racconto “Come dentro a un film” che sancisce la fine della storia d’amore (e del matrimonio) cui la scrittrice assiste, con la caduta della fede della donna. Poloni la raccoglie, la donna nega che sia sua e se ne va. Ora un piccolo sogno si è fatto strada; che «magari queste pagine finiscano nelle mani di qualcuno che mi possa aiutare a ritrovare l’uomo e la donna, splendidi come attori holliwoodiani di altri tempi, incontrati per caso o per fato alla stazione centrale di Milano, in uno dei momenti più drammatici della loro vita. Magari potessi liberarmi finalmente di quella fede d’oro, leggera, eppure pesantissimo fardello che porto sempre con me, nel mio portafogli da ormai dieci anni. E poter così cambiare il finale del mio racconto». Odore di treno, Patrizia Poloni, Edizioni Ulivo, Balerna

2 commenti:

Frank ha detto...

Devo ammettere che amo i racconti incentrati su questo argomento...i treni viaggiano sempre, come i fiumi ;-)
Mi appunto mentalmente questo libro nell'eventualità di entrare in una libreria non sapendo cosa comprare (molto probabile, mi accade sempre!).

ps. Amo la Valtellina!
Frank da Como

Patrizia Poloni ha detto...

Bene! Non credo però che tu lo possa trovare in una libreria a Como. Ma se si tratta di una buona libreria sono certa che te lo procureranno, visto che la casa editrice è proprio lì a due passi.
Se sei di Como, magari ti capita di ascoltare "Furbo chi legge" della Maspero (alla radio RSI1).
Lei ha parlato del mio libro: trovi l'intervista linkata nel blog!