lunedì 10 novembre 2008

"Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte" di Mark Haddon



Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte di Mark Haddon, Einaudi, è stato da molti recensito come un giallo. Per me non è così: forse il pretesto da cui parte il racconto di Christopher - il protagonista del libro - può essere relegato tra i temi caratteristici di un giallo (l'indagine sulla morte del cane ucciso a mezzanotte), ma dal mio punto di vista questo testo racchiude in sé ben altro. Profondità introspettiva di un mondo diverso dal "normale" con realismo crudo e sensibilità accesa ci fanno imparare a conoscere e poi amare Christopher, con tutte le sue manie, paure o abitudini che di tanto in tanto riconosciamo anche nostre seppur "normali" e così diversi da un ragazzo affetto da autismo.

Un libro che si legge tutto d'un fiato e non per scoprire chi ha ucciso il cane a mezzanotte, ma per avvicinarsi a Christopher e capire quanto il ragazzo sia in grado di superare i suoi limiti pur di raggiungere lo scopo, che già da prima di metà libro non è più scoprire l'assassino.
Arrivata alla fine, avrei voluto ricominciare dall'inizio perché Christopher è un ragazzo dal quale non vorresti staccarti mai.
Un libro che fa riflettere sulla diversità, ma che fa anche sorridere molto.
Solo una domanda mi martella nella testa: quanto Haddon è attendibile? Voglio dire, le sue parole sarebbero davvero anche le parole di un ragazzo con la sindrome di Asperger? O la fantasia limita la realtà?

Chi ama la matematica ha un motivo in più per leggere "Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte": un problema da risolvere in appendice, che per me è assolutamente irraggiungibile visti i miei limiti in materia!

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Patrizia, ho letto questo libro qualche anno fa e devo dirti che non mi era piaciuto molto. Mi era sembrato superficiale.
Per quanto riguarda l'attendibilità, mia moglie (insegnante) una volta ha avuto a che fare con un bambino affetto da questa sindrome, dice che i comportamenti descritti nel racconto sono molto veritieri ma la storia in se stessa non molto è molto realistica.

Patrizia Poloni ha detto...

Bentornato Luca!
Il mio dubbio è: può un ragazzo affetto da questa sindrome andare oltre alle sue abitudini così limitanti la normale socializzazione per raggiungere uno scopo? Insomma, potrebbe davvero andare da solo a Londra?
Oddio...un romanzo è un romanzo, quindi l'autore può prendersi qualsiasi licenza poetica, è vero...eppure mi è nata la voglia di conoscere di più gli aspetti di questa sindrome.

Il libro può apparire superficiale, è vero, ma secondo me è solo dovuto al fatto che l'io narrante è un ragazzo proprio affetto da questa sindrome che quindi narra in modo semplice, a volte è anche ripetitivo non c'è dubbio...insomma,voglio dire, lo troverei senza dubbio fantastico se lo avesse scritto davvero un ragazzo con la sindrome di Asperger, ma siccome non è così il mio giudizio dipende da quella domanda che mi pongo nel post: quanto Haddon si avvicina veramente al modo di pensare e di agire di un ragazzo affetto da questa sindrome?