martedì 26 agosto 2008

Banana Yoshimoto: Giappone e Italia in Chie-Chan e io


Il prossimo libro di cui ho voglia di parlarvi è Chie-Chan e io di Banana Yoshimoto. Ancora una volta la Feltrinelli pubblica la traduzione di uno dei tanti libri che Banana Yoshimoto scrive: la sua produzione in giapponese è davvero molto fiorente.
Chie-Chan e io parla della convivenza di due donne, una quarantenne e una di poco più giovane; l'una, abituata a vivere sola e a fare viaggi in Italia per lavoro, si ritrova proiettata nella sfera della maternità tanto da rinunciare persino alla propria vita affettiva. L'altra nasconde un segreto che una volta rivelato potrebbe cambiare i principi della convivenza. Se succederà oppure no lo scoprirete dalla lettura di questo libro che porta con sé i valori di amicizia, famiglia, legami affettivi, temi tanto cari a Banana Yoshimoto che per una volta si discosta, invece, dalla magia delle percezioni paranormali e in parte anche dalla drammaticità della morte che in Chie-Chan e io fa la sua comparsa sì, ma senza i soliti risvolti tipici della scrittura della Yoshimoto.
Un libro che sembra fatto apposta per essere tradotto per il vasto pubblico italiano: la protagonista del libro parla dell'Italia qua e là. A me pare sotto forma dei soliti stereotipi che per Banana (ma anche per molti altri, ne sono certa) fanno dell'Italia il Paese di Dante, Michelangelo, del vino e delle olive, dell'amore a prima vista e, per non tralasciare nulla, della mafia, o meglio, degli stupri e dei borseggiamenti.
Non mi piace quello che probabilmente per la Yoshimoto voleva essere un omaggio all'Italia. Proprio non mi piace. Insomma, dei tanti libri che ho letto della Yoshimoto, questo non è certo il migliore, ma continuerò a leggerla perché mi piace sentire in bocca quel sapore di malinconia misto a solitudine, tipico dei suoi racconti, quando ne divoro le pagine.

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