mercoledì 1 aprile 2009

Baby à porter dell'irlandese Sinead Moriarty


Di tanto in tanto mi piace abbandonare le solite letture impegnate e rilassarmi con qualche storiella leggera. Ho così scelto Baby à porter dell'irlandese Sinead Moriarty, Sperling & Kupfer.
Ultimamente si parla molto dei giovani scrittori iralndesi, talenti per molte case editrici. Amando io profondamente l'Irlanda, non posso che esserne felice.
Allora, mi sono detta, vediamo come scrive questa dublinese.

A parte il fatto che si torna sempre allo stesso discorso: traduzione. Quanto peggiora o migliora un testo una traduzione? Purtroppo non sono in grado di leggere i testi in inglese, per cui il mio commento è fatto sulla versione italiana...che, oltre ad essere piena di refusi orrendi, non mi è piaciuta affatto.
È vero, si tratta di un libro leggero quindi inutile aspettarsi chissà quale stile...Ma poi siamo sicuri che sia proprio così e che invece la scrittrice non volesse piuttosto parlarci di qualcosa di molto serio - la procreazione - magari in modo ironico...senza successo, però? Se l'intento c'era, andava affrontato in maniera diversa.
Parti ripetitive, noiose pagine con termini e procedure mediche che, saranno pur corrette, ma da un libro di questo genere ci si aspetta anche che siano sbagliate. In poche parole, se volessi informarmi sui metodi di fecondazione, cercherei altrove. Se invece volessi leggere qualcosa di piacevole e allegro, cercherei comunque altrove.
Mi immaginavo una storiella stile I love Shopping di Sophie Kinsella, leggerissima, ironica e veloce da leggere... Sì, che alla fine è uguale alle altre storielle di genere, ma se apri una scatola di cioccolatini e poi una seconda e una terza, sai bene cosa ci trovi dentro.

La storia di Emma, la protagonista del romanzo, alla ricerca di una gravidanza si trascina per capitoli intrecciandosi con le storie delle amiche. Lungo, lungo, lungo. Interminabilmente lungo per dire il NULLA. Già, perché alla fine nessuna delle storie vede una conclusione logica nel narrato. Emma stessa che per tutto il libro si intestardisce ossessionando se stessa e chiunque le stia accanto, perché farle prendere una decisione importante in mezza pagina, dopo una pseudo commozione cerebrale?

Ma quello che più mi infastidisce è pensare che in questo libro si presenti una donna isterica perché a 32/33 anni non riesce ad avere figli, seppure perfettamente sana e feconda, così isterica da andare a Lourdes e da fare diverse terapie ormonali sconsigliate anche dai medici, lamentosa e insopportabile di fronte comunque alla possibilità concreta di rimanere in cinta prima o poi. Non si ha un minimo di rispetto per tutte quelle donne che invece hanno ricevuto la conferma di essere infeconde e che possono dimenticare di avere un figlio loro.

Insomma: se siete donne e volete farvi del male, leggete questo libro. Se siete uomini, non credo che arriverete al secondo capitolo. Aspetto i vostri commenti!

3 commenti:

Anonimo ha detto...

quello che stavo cercando, grazie

Anonimo ha detto...

necessita di verificare:)

Patrizia Poloni ha detto...

Grazie a voi che leggete e commentate il mio blog!